Il Benfica contro la maledizione

Domani si gioca a Torino la finale di Europa Uefa League e la squadra allenata da Jorge Jesus, per la seconda volta consecutiva proverà a conquistare il trofeo. Lo scorso anno perse negli ultimi minuti contro il Chelsea. Il club di Lisbona, dopo aver eliminato in semifinale la Juventus, per aggiudicarsi l’Uefa League, dovrà battere un avversario molto difficile. Non il Siviglia, l’altra finalista, ma Béla Guttmann e la sua maledizione. Il tecnico ungherese vincitore dell’ultimo trofeo internazionale con il Benfica, correva l’anno 1962, lanciò infatti un anatema dopo che la squadra lusitana vinse la sua seconda Coppa dei Campioni di fila (aveva trionfato contro il Barcellona l’anno precedente) battendo nella finale disputata ad Amsterdam il Real Madrid. Le due coppe dei campioni vinte dal Benfica.

Dopo la vittoria contro le Merengues di Puskás e Alfredo Di Stéfano, l’allenatore chiese un premio economico per la nuova affermazione europea, ma i dirigenti del Benfica non glielo concessero. Non era previsto dal contratto. La reazione dell’allenatore girovago e per alcuni aspetti misterioso – di origine ebraica, gli è stato domandato più volte come avesse vissuto la Seconda Guerra Mondiale e la tragedia dell’Olocausto, Guttmann ha sempre risposto con un laconico: «Dio mi ha aiutato» – fu un affermazione che a Lisbona non hanno mai dimenticato e vivono come una maledizione: «Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa ed il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni!» Se è pur vero che la “maledizione” in parte è stata annullata visto che l’altra “grande” del calcio portoghese, il Porto, ha vinto la Coppa dei Campioni nel 1986-1987, la Coppa Uefa nel 2002-2003 e nel 2010-11 e la Champions League nel 2003-2004, rimane non sfatato il cattivo sortilegio sulle “Aquile” di Lisbona. Il Benfica domani ci proverà; per la formazione dell’indimenticabile Eusébio, calciatore simbolo di questa società, sarà la decima finale in una competizione europea, dopo le due coppe campioni consecutive vinte, perse tre finali nella stessa competizione negli anni ’60: nel 1963 contro il Milan di Altafini, nel 1965 contro l’Inter del “mago” Helenio Herrera e nel 1968 contro il Manchester del genio e sregolatezza George Best. La formazione di Lisbona ha provato a tornare sul “tetto” del calcio europeo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 ma non c’è stato niente da fare, Béla Guttmann non ha fatto sconti: il Benfica perse altre due finali di Coppa Campioni, nel 1988 contro il PSV Eindhoven e nel 1990 si arrese al Milan di Sacchi, Rijkaard, Gullit e Van Basten. Le altre sconfitte nelle finali di tornei internazionali sono quella del 1983 contro l’ Anderlecht e quella già menzionata dello scorso anno contro il Chelsea. Fino a qui Guttmann è dunque stato fedele al suo anatema. Chissà se stavolta Eusébio, scomparso quest’anno, riuscirà a convincere il suo ex tecnico Béla Guttmann a girarsi dall’altra parte. Si racconta qui a Lisbona che la “pantera nera”, soprannominato così per la sua velocità, nel 1990 andò a pregare sulla tomba di Guttmann, chiedendogli di sciogliere la maledizione prima della finale persa contro il Milan. Forse stavolta si parleranno e le cose andranno diversamente. Lo scopriremo solo mercoledì notte.

Pubblicato su Pagina99 (13/05/2014)

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