Se Lisbona non è un’assurda speranza

Abbiamo incontrato Daniele Coltrinari, autore di un romanzo breve dal titolo “Lisbona è un’assurda speranza (Scatole Parlanti, maggio 2021) e di altre opere, per parlare con lui di come è stata negli ultimi anni la capitale portoghese e di come potrebbe essere nel prossimo futuro

Daniele Coltrinari lo scorso anno, a maggio, usciva il tuo “Lisbona è un’assurda speranza”. Partiamo da qui, perchè questo titolo e che legame hai con questa città?

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Lisbona è bohémien. Se sai dove guardare

Fabio Rossi ha 37 anni e un curriculum poco brillante quando, nel 2013, decide di andare a vivere per un po’ a Lisbona: studente “fuori corsissimo” e bocciato per due volte alle medie e al liceo, vanta una lunga storia di lavori sottopagati e casuali tra cui quello di giornalista free lance. Sceglie la capitale portoghese per disperazione ma se ne innamora a mano a mano che si addentra nella storia e nei quartieri più snobbati e periferici, nei suoi protagonisti sconosciuti alla storiografia ufficiale e nelle zone che vivono di doppia vita: brillante in apparenza ma anche centro di spaccio e sex workers. L’appartamento scalcinato nel quartiere dell’Alfama in cui trascorre i primi anni è un punto di partenza per scandagliare zone come Mouraria in cui la composizione sociale di pensionati portoghesi e immigrati asiatici e africani è stata per parecchio un deterrente alla gentrificazione. Fabio Rossi è l’alias di Daniele Coltrinari che, tornato in Italia nel 2017, continuerà a fare avanti e indietro da Lisbona che troverà sempre più addomesticata dal turismo. E su cui ha scritto di recente questo libro asciutto e anticonvenzionale dove la sua avventura molto bohémienne si mescola con quella della capitale ma anche di tanti europei che nella capitale lusitana hanno trovato un senso, ognuno a suo modo.

di Gabriella Saba, Il Venerdì di Repubblica, 17-12-2021