Se Lisbona non è un’assurda speranza

Abbiamo incontrato Daniele Coltrinari, autore di un romanzo breve dal titolo “Lisbona è un’assurda speranza (Scatole Parlanti, maggio 2021) e di altre opere, per parlare con lui di come è stata negli ultimi anni la capitale portoghese e di come potrebbe essere nel prossimo futuro

Daniele Coltrinari lo scorso anno, a maggio, usciva il tuo “Lisbona è un’assurda speranza”. Partiamo da qui, perchè questo titolo e che legame hai con questa città?

Vi ringrazio per la domanda e tuttavia la risposta non è semplice; se penso a come posso spiegare cosa rappresenta per me Lisbona. C’è molta fiction ma anche molta realtà, alcuni passaggi sono autobiografici; i protagonisti del libro (italiani, portoghesi; brasiliani, angolani e mozambicani) si ritrovano a vivere a Lisbona negli anni a cavallo tra la fine della Troika in Portogallo e poco prima dello scoppio della pandemia, mentre la città cambia e cambiano anche loro. Sogni, bisogni, speranze, appunto speranze, spesso assurde come questa meravigliosa città della luce. Ma se è vero che c’è chi fuggirà da qui, Lisbona non è assurda speranza per tutti, c’è chi si affermerà professionalmente, chi troverà l’amore, chi riuscirà a trovare un nuovo equilibrio esistenziale».

Sei coautore di Lisbon Storie (insieme a Luca Onesti e Massimiliano Rossi, ndr), il primo documentario sugli italiani che vivono e lavorano da anni nella capitale portoghese.

«“Lisbon Storie” vede tra i protagonisti molti italiani che ancora oggi vivono nella capitale portoghese; è stato un lavoro lungo e “doloroso”. Tanti connazionali che meritavano essere presenti nel film abbiamo dovuto lasciarli fuori perché altrimenti non l’avremmo mai concluso e il dubbio che qualche scelta l’abbiamo sbagliata, c’è sempre. Chi ancora non l’ha visto e volesse vederlo, trova il film disponibile gratuitamente sia su YouTube che su Vimeo».

Nel 2016 hai scritto “C’era una Volta in Portogallo” (Tuga Edizioni) e con la stessa casa editrice sei curatore di un libro di racconti a più voci, uscito recentemente, “A Lisbona non è mai lunedì”

«Sono orgoglioso di “C’era una Volta in Portogallo” che è invece il racconto di diversi anni al seguito della Volta a Portugal; il giro ciclistico più importante in Portogallo. È stato un modo per scoprire zone e località, soprattutto del nord, meno conosciute. Infatti non è “solo” un libro su ciclismo, bensì su cosa rappresenta davvero questa manifestazione in questo paese, un evento culturale e nazional popolare oltre che sportivo. Parlando di “A Lisbona non è mai Lunedì”, posso dirvi che è una raccolta di racconti a più voci, ambientati in questa città, storie reali e di fantasia, o forse tutte e due, di scrittrici e scrittori italiani. Tutti hanno vissuto o vivono ancora nella capitale portoghese o comunque la conoscono bene. Un libro che porta il lettore in diversi quartieri della città e in diversi anni, in un arco temporale che va dalla fine degli anni ’90 ad oggi».

Ammetto che “Lisbona è un’assurda speranza” ci è piaciuto molto, invitiamo i nostri lettori a visitare il sito di Daniele Coltrinari. Una cosa te la voglio chiedere però: oggi vale ancora la pena trasferirsi a Lisbona?

«E’ una domanda alla quale non c’è una risposta univoca. Dipende cosa si viene a fare e per quanto tempo, se è un esperienza o una scelta di vita. Dipende probabilmente anche dall’età che si ha. La città, diventata una delle mete più turistiche in Europa; è cambiata moltissimo negli ultimi anni. Qui si potrebbe aprire una discussione infinita se volessimo polarizzare la faccenda tra chi è a favore e chi invece parla spesso, e secondo me non a torto, di una gentrificazione eccessiva. Di una turbogentrificazione come l’hanno definita alcuni e di una turistificazione folle».

Il turismo porta sempre benefici?

«Il turismo ha portato indubbiamente dei benefici, ma gli aspetti negativi ci sono stati e ci saranno ancora se non si interviene con delle politiche ben precise. La pandemia ha messo in stand by questo processo. Tuttavia diversi analisti parlano del 2022 come l’anno dei record per affluenza turistica in Portogallo e nella capitale portoghese. Sinceramente non so se sarà veramente così con tutto quello che sta succedendo nelle ultime settimane e chissà cosa ci attende ancora. Si, l’ammetto, tendo al pessimismo. Però Lisbona rimane sempre un’assurda speranza per me, in ogni caso e con tutte le sue sfumature; un caleidoscopio incredibile e suggestivo di colori che solo qui si possono vedere all’alba e al tramonto».

Pubblicato su Leggo Algarve (11/0/2022)

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