
«Ho visto Madonna in quel locale dove si suona dal vivo e fanno jam session, quello dove vai spesso te, ci credi?». Mi è arrivato qualche settimana fa un WhatsApp alle 3 di notte da un amico; visto il contenuto, non mi sono sorpreso più di tanto. Avevo letto qualche mese prima su un quotidiano sportivo che la signora Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna, per stare vicino al figlio David Banda di 11 anni, ora nelle fila del settore giovanile del Benfica, storica squadra della città, avesse deciso di trasferirsi a Lisbona. Su un giornale di gossip portoghese, poi, ho anche letto abbastanza recentemente che la popstar internazionale, famosa dai primi anni ’80 quando cantava Like a Virgin, ha acquistato a Sintra, a pochi chilometri dalla capitale portoghese, uno storico castello del XVIII secolo.
Altre star internazionali hanno comprato negli ultimi anni diversi immobili a Lisbona: Monica Bellucci è proprietaria da qualche tempo di una casa in un palazzotto accanto al monastero di São Vicente, diventando vicina dello stilista Christian Louboutin. Ad alfama, il quartiere più antico della città, zona sempre meno popolata da portoghesi e attualmente ad altissima concentrazione di AirBnb e case per turisti, c’è l’attico, all’interno del Palácio de Santa Helena, dell’attore Michael Fassbender, diventato famoso per aver recitato nei film Hunger e Shame (entrambi diretti da Steve McQueen) e in altre pellicole che l’hanno consacrato come ad esempio Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Chi è di casa a Lisbona da tanto tempo invece e non ha bisogno di presentazioni è un altro attore, John Malkovich, socio di un ristorante, il Bica do Sapato e di un locale famoso anche fuori dai confini nazionali, il Lux, locale notturno dove si esibiscono Dj provenienti da tutti gli angoli del mondo. La prima volta che misi piede in terra portoghese era il 2008, poi sono tornato di tanto in tanto ma è dal 2013 che ho avuto la fortuna e la possibilità di frequentare Lisbona diversi mesi ogni anno. Ed è cambiata davvero tanto la città nell’ultimo decennio. Penso a Praça Martim Moniz, meno di dieci anni fa, piazza degradata e ora “viva” con stand gastronomici permanenti, concerti e manifestazioni culturali tutti i giorni o quasi. O Largo do Intendente, dove non ti potevi nemmeno avvicinare nei primi anni duemila: zona ad alto tasso di criminalità locale, di spaccio e prostituzione, poi l’ex Sindaco di Lisbona, António Costa, attuale primo ministro portoghese, decise di trasferire lì suo ufficio e riqualificare questo luogo, adesso frequentatissimo da hipster e non solo e pieno di ristoranti e locali notturni. A Lisbona non ci sono però solo vip e star internazionali, e anche se qualcuno sostiene che la città che sta diventato una sorta di Principato di Monaco, sono tanti gli stranieri, infatti, che stanno scegliendo e hanno già scelto di vivere nella capitale portoghese: americani, inglesi, tedeschi, brasiliani, angolani, cinesi e molti francesi.E gli italiani? Non solo i pensionati che vogliono sfruttare l’accordo bilaterale che consente per dieci anni di usufruire esentasse della pensione lorda, ci sono tanti nostri connazionali che sono arrivati per altri motivi. Quando ho iniziato a girare Lisbon Storie, un documentario sugli italiani che vivono a Lisbona dalla metà degli anni ’90 ad oggi, non sapevo a cosa sarei andato incontro: gli italiani presenti nella capitale lusitana, sono da diverso tempo in numero crescente e non c’è una cifra precisa in merito. Questo perché non tutti s’iscrivono all’AIRE (Anagrafe Italiani residenti all’estero), e anche se si parla di 5 mila nostri connazionali in città è più probabile e verosimile che potrebbero essere il doppio. C’è chi arriva per aprire ristoranti, pizzerie, gelaterie (attività in forte espansione negli ultimi anni) o chi per proseguire la propria carriera accademica: dottorati, post dottorati e ricerca universitaria. E se ci sono anche liberi professionisti, attori, creativi in generale, una fetta importante è quella dei contact center meglio conosciuti come call center: ragazzi giovani e meno giovani che a Lisbona hanno trovato lavoro, per un periodo breve o medio, in alcuni casi anche stabile, pagati meglio rispetto alla media degli stipendi portoghesi. È la capitale più poetica d’Europa o quella più di moda, definita in questo momento così e in altri mille modi; artisti, musicisti e creativi in generale: molti, si stanno trasferendo da Berlino o da Londra a Lisbona, facendola diventare una città vivace e ricca di eventi culturali durante tutta la settimana. La città del celebre poeta e scrittore Fernando Pessoa e della fadista Amália Rodrigues è in piena trasformazione. Che Lisbona stesse cambiando me ne sono accorto quando un pomeriggio, insieme a un amico, abbiamo contato i Tuk Tuk (taxi aperto a tre ruote, importato dall’ India e utilizzato in maniera esagerata dai turisti) che passavano per Rua dos Remédios, una delle vie principali di Alfama. Cinquantacinque in un’ora, quasi uno al minuto. Successivamente il comune ha preso dei provvedimenti e grazie ad alcune delibere, adesso in alcuni punti centrali della città è vietato il passaggio, preservando la quiete di chi vive in queste zone. Che Lisbona stesse cambiando, me ne sono accorto anche per altri motivi: non solo sentir parlare inglese, francese o italiano in zone dove prima era impensabile; un quartiere centralissimo, come Baixa Chiado vede sempre di più sorgere hotel (spesso palazzi abbandonati, acquistati in prevalenza da gruppi stranieri e riqualificati come alloggi) e chiudere negozi storici, botteghe e bar tipicamente portoghesi, a vantaggio di catene internazionali. C’è poi il porto, situato tra Santa Apolónia e Terreiro do Paço, lungo il fiume Tago, Tejo in portoghese, rinnovato e che ora può accogliere fino a cinque navi da crociera al giorno. È un colpo al cuore e alla vista, un’occupazione visiva di tanti angoli bellissimi della città dove osservare dall’alto un fiume che sembra un mare per la sue dimensioni, occlusa dalla presenza di questi gigantesche imbarcazioni. Che Lisbona è cambiata lo si capisce anche da alcuni numeri: se prendiamo ad esempio il 2016, scopriremo che erano presenti 15 mila Airbnb; la questione degli alloggi si lega per necessariamente a quel fenomeno definito gentrificazione, ovvero la trasformazione di uno o più quartieri popolari in zone abitative di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni. Ho letto recentemente da qualche parte che a Lisbona c’è la migliore gentrificazione possibile, non so se sia proprio così, in ogni caso, i problemi abitativi che riguardano principalmente le persone portoghesi residenti in città, sono molti e urgenti. Sfrattati, perché il contratto non viene rinnovato o perché viene proposto un aumento impossibile da sostenere e così, case e palazzi finiscono a stranieri che decidono di viverci o di acquistarli (l’aumento è stato spaventoso, si è passati nel giro di pochi anni in molte zone dal valore di mille euro a metro quadro a punte di 10, 12 mila euro) per poi affittarli a prezzi paragonabili a Roma o ad altre città europee. Se si pensa che non sono tantissimi i portoghesi proprietari di immobili a Lisbona, non c’è nessuna esagerazione quando sente parlare di genocidio abitativo: donne e uomini, di 50, 60 anche 70 anni che devono lasciare la propria abitazione dopo averci vissuto per tanti anni. Per andare dove poi? Fuori dalla città? Ci sono associazioni che stanno dando battaglia e aiuto a queste persone, una di queste è Habita, un collettivo che attraverso dibattiti, incontri pubblici e pressioni politiche attraverso manifestazioni e interventi, mette al centro della propria azione l’articolo 65 della costituzione portoghese: «Todos têm direito, para si e para a sua família, a uma habitação de dimensão adequada, em condições de higiene e conforto e que preserve a intimidade pessoal e a privacidade familiar. (Tutti hanno diritto, per sè e per la propria famiglia, a una abitazione adeguata e confortevole e che preserva l’intimità e la riservatezza personale e famigliare)». Croceristas terroristas (croceristi terroristi) Fuck Airbnb, sono solo alcune delle scritte che si vedono comparire sempre più spesso su muri delle città, insieme a diversi murales, realizzati da artisti famosi e non, contro la gentrificazione e la “turifisticazione”. Lisbona considerata nei secoli passati una città-rifugio, colpita nella sua storia da crisi economiche, pesti e rivoluzioni e adesso alle prese con un invasione senza precedenti di uomini e di capitali stranieri. Chi conosce ed è appassionato di questa città, spera al più presto in delle leggi comunali e nazionali che possano salvaguardare l’identità e la magia di Lisbona ma soprattutto, crede negli anticorpi, nella resistenza- resilienza e nel riadattamento ad ogni situazione della capitale più poetica d’Europa, senza perdere il suo fascino e la sua anima.
Pubblicato su Left (18/05/2018)